Questo post non vuole essere una polemica ma un invito alla riflessione sul perché modifichiamo gli ambienti montani in un certo modo e su come possiamo evitare interventi sbagliati.
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Ormai da molti mesi, la parte alta di Monte Pellegrino è oggetto di un vasto progetto di disboscamento–rimboschimento che ne sta alterando profondamente la copertura arborea. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea per circa tre milioni di euro, prevede anche interventi sui sentieri e sulla fruizione della riserva da parte dei cittadini.
Riguardo a questi interventi, da alcune settimane sono comparsi nuovi cartelli e pali per la segnaletica (ancora incompleti alla data di redazione di questo post), così come nuovi cestini, tavoli da pic-nic, panchine e casette per il bird-watching. Si tratta di lavori in gran parte necessari e positivi (anche se l’aggiunta di tavoli da pic-nic in luoghi dove questi non erano presenti attirerà probabilmente altra immondizia…).
Assieme a queste nuove strutture sono comparse anche delle staccionate. Tante staccionate. E qui mi chiedo: perché?
Non sto parlando delle recinzioni in fil di ferro che proteggono le nuove piantumazioni da mucche e capre, ma delle staccionate in legno costruite in vari punti d’interesse del monte – la Costa Finocchiaro (più punti), Pizzo del Monaco, il Gorgo di Santa Rosalia e l’imbocco della Valle del Porco.
Che senso hanno queste staccionate?
Le staccionate sembrano essere principalmente di due tipi. Alcune seguono le tracce di sentieri già presenti in loco da tempo. Altre delimitano il confine del monte in zone molto panoramiche, dove le sue pareti sono particolarmente scoscese. Spesso il primo tipo porta al secondo.
Perché costruire staccionate dove prima c’erano solo sentieri? Non bastavano i cartelli per indicare direzioni e luoghi particolari?
Una staccionata trasforma un sentiero tracciato a terra in una sorta di mezzo-vialetto di un giardino. Perché si è deciso di aumentare le costruzioni artificiali in un luogo naturale? Prima, quando uno capitava in questi luoghi, vedeva solo rocce, erba e alberi. Adesso in mezzo c’è una lunga staccionata.
Il sentiero che porta a Pizzo del Monaco è dotato addirittura di due staccionate parallele, e il vialetto è quindi completo. In questo punto, le nuove costruzioni impediscono al camminatore di accedere alle zone che sono oltre le staccionate – prati, alberi, roccette – che adesso si trovano come dentro delle aiuole. (Queste zone non sono state oggetto di piantumazioni – forse lo saranno?) Non ci si può andare a sedere all’ombra di un albero, che adesso è off-limits. Si può solo seguire il vialetto che porta, dritto dritto, al punto panoramico. Si può solo guardare, non toccare.
Il punto panoramico di Pizzo del Monaco, inoltre, è stato tutto recintato, immagino per questioni di “sicurezza.” Sembra di stare in una piccola mannara (l’antico recinto per animali dei pastori), e il percorso che lo precede sembra fatto per indirizzare le greggi. Il risultato è separare le persone dalla natura circostante. È questo quello che dovrebbe avvenire in una riserva?
Anche altri punti panoramici sono stati staccionati, soprattutto quelli bellissimi che si trovano lungo la Costa Finocchiaro.
Ciò che affascinava di quelle zone, al di là della vista, era proprio arrivare al confine del monte, vedere dove la roccia finiva e iniziava il cielo. “Pericoloso,” dirà qualcuno. Ma quante persone sono cadute da quei punti nella storia del monte? È mai successo? Prima degli interventi, quelle zone erano libere dalla mano umana. Erano un po’ selvagge. Adesso sono addomesticate e controllate. Sono meno naturali.
In alcuni punti panoramici sono state posizionate delle panchine – non “giganti,” grazie a Dio, ma di misura normale e in semplice legno. Queste possono essere un invito alla riflessione di fronte alla bellezza della vista. Ma delimitare quegli stessi luoghi con delle staccionate è un peggioramento, non un miglioramento.
Nella zona del Gorgo di Santa Rosalia, una lunga staccionata porta a un sito che era già visibilissimo dalla strada. Che senso ha? Lo stesso dicasi per il brevissimo tragitto che dal sentiero della Costa Finocchiaro porta al punto panoramico sopra l’Addaura, dove sono presenti dei tavoli da pic-nic.
Uno dei problemi più comuni che affliggono i progetti pubblici, soprattutto quelli grossi, è fare tanto per fare perché ci sono i soldi da spendere. Ma forse dietro queste staccionate c’è anche una visione della natura come qualcosa che va sempre organizzato, indirizzato, semplificato e messo in sicurezza.
Il ruolo di una riserva dovrebbe essere quello di aumentare la naturalità di un luogo, di renderlo meno simile ai luoghi che si trovano in città. Le staccionate si trovano nei giardini per separare le aiuole dai vialetti, non in montagna. Come ha detto Alessandro Gogna, bisogna battersi “perché i sentieri siano la via all’esperienza e non rete viaria di un giardino pubblico.” È un peccato che su Monte Pellegrino si sia scelta la strada della giardinettizzazione.
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