A meno di tre mesi dalle elezioni comunali, il sindaco di Collesano rilancia la sua idea di una funivia che colleghi il paese delle Madonie con Piano Battaglia. Il progetto era già stato accennato nel 2019, ma poi non se ne era fatto nulla (chissà come mai…). Rispetto ad allora, l’idea è diventata ancora più faraonica, con il coinvolgimento dei comuni di Campofelice di Roccella, da cui adesso dovrebbe partire l’opera (anche qui si vota a fine maggio), e Isnello.
Sulle testate giornalistiche si sprecano gli aggettivi: “un’opera futuristica e strategica, capace di dare un volto unico alle meraviglie madonite,” “un’idea rivoluzionaria e futuristica.” Sono parole che sembrano più adatte al mondo della pubblicità che a quello della politica o della pubblica amministrazione.
Il sindaco di Collesano afferma che un amministratore deve sognare e cambiare concretamente il volto del proprio territorio. “Come promesso lo abbiamo fatto,” aggiunge. Poi ringrazia tutti per il lavoro di squadra, “indispensabile quando si vogliono raggiungere risultati così importanti e ambiziosi.” Insomma, si parla come se la funivia fosse già approvata e finanziata, forse addirittura già realizzata.
Ma cosa c’è di concreto in questo momento?
I tre comuni hanno pubblicato un bando per un “concorso di idee” sulla realizzazione dell’opera. Stando a Sosvima, questo concorso servirà a immaginare non solo la fattibilità della funivia, ma anche tutti gli aspetti tecnico-finanziari.
Dettaglio: si tratta di un concorso a premi. Al primo classificato andranno 35.000 euro. Quindi i sindaci, che si sono già espressi a favore dell’opera, offrono questa bella somma a chi proporrà il progetto “migliore” sulla sua fattibilità. Bisogna chiedersi: potrà vincere il concorso un progetto che dice che la funivia non ha senso? Come può essere obiettivo questo “concorso”?
I mezzi di stampa riportano un costo per l’opera di 47 milioni di euro. Stando ai consiglieri comunali di opposizione di Isnello, si tratterà di soldi pubblici. Per la gestione si guarderà invece al privato, che, per il sindaco di Collesano, “di certo saprà ben valutare le grandi opportunità che la funivia saprà dare.”
Insomma, si dà per scontato che l’opera, una volta costruita, sarà un successo commerciale. Ma sulla base di quali dati? Prima d’investire in un nuovo prodotto o servizio, le aziende serie fanno indagini di mercato per capire se ha senso spendere le proprie risorse. Il punto non è fare uno studio di fattibilità—sicuramente la funivia si può costruire—ma capire se verrebbe utilizzata. È questo il tipo di studio che andrebbe commissionato.
Se è vero che la funivia dal mare alla montagna “saprà dare grandi opportunità,” perché l’ex gestore privato dei piccoli impianti di Piano Battaglia (ristrutturati con fondi pubblici, non privati) si è liberato delle strutture? Perché senza il contratto di manutenzione delle piste, finanziato dalla provincia, non guadagnava abbastanza. I biglietti dei pochi sciatori nostrani non bastavano.
A tal proposito, i consiglieri di minoranza di Isnello giustamente affermano: “La triste storia degli impianti di risalita di Piano Battaglia […] insegna inoltre che le difficoltà che si possono incontrare anche nel gestire un’infrastruttura notevolmente più semplice e piccola, potrebbe essere un colpo mortale per la gestione di un’infrastruttura come quella che si cerca di progettare.”
Stando al sindaco di Isnello, la funivia consentirà di “gestire meglio i flussi verso le nostre località sciistiche.” Si dà quindi per scontato che nei decenni a venire si continuerà a sciare sotto i 2000 metri su un’isola al centro del Mediterraneo. La scienza ci dice invece che le precipitazioni nevose sono in costante diminuzione, che la neve al suolo dura sempre meno, e che gli impianti sciistici a quote tra i 1500 e i 1700 metri non sono più economicamente sostenibili.
Per Sosvima, “il bipolo di Piano Zucchi e Piano Battaglia è in forte sviluppo e in forte crescita.” Ma in base a cosa si afferma ciò? A un paio di weekend il mese scorso quando c’erano molti pullman? E il resto dell’anno? A Piano Zucchi chi ci va? Quattro persone per cinque minuti a farsi i selfie, solo se il laghetto è ghiacciato. Inoltre, d’inverno chi la dovrebbe prendere questa funivia a Campofelice di Roccella, quando tutti i villini sono deserti? E d’estate, siamo sicuri che le persone che hanno i villini saliranno a Piano Battaglia con la funivia?
Il sindaco di Isnello sostiene che la funivia aiuterà a ridurre il traffico su ruote: “Sappiamo, ora più che mai, quanto le forme di mobilità alternativa rappresentino il futuro per il nostro territorio e per la salvaguardia dell’ambiente.” La foglia di fico dell’ambiente. Usare parole che suonano come ambientaliste per sostenere progetti assurdi.
La funivia in questione non sarebbe un mezzo di trasporto pubblico di massa—non parliamo di un treno o di una metropolitana. La mobilità alternativa è un’altra cosa. Ci penseranno le macchine elettriche a rendere il tragitto in questione “verde.” Non avrebbe molto più senso investire in una rete di colonnine di ricarica sul territorio?
Inoltre, tirare in ballo la “salvaguardia dell’ambiente” risulta paradossale se consideriamo l’impatto che avrebbe l’opera. I consiglieri di minoranza di Isnello fanno notare: “Non bisogna necessariamente essere dei tecnici per comprendere che l’impatto ambientale di una funivia che attraverserà decine di chilometri di area protetta finirebbe inevitabilmente per avere un impatto sul territorio, con la cementificazione per poggiare i piloni, il disboscamento per far spazio agli stessi e per la movimentazione dei materiali durante tutta la durata dei cantieri.”
Per Sosvima, la funivia è “un’idea sulla quale il territorio si interroga da anni.” Ma il “territorio” chi? Su quali dati si basa un’affermazione del genere? Siamo sicuri che l’opera sarebbe così vantaggiosa per le popolazioni locali?
Ancora i consiglieri di opposizione di Isnello: “Il fatto di ‘imbarcare’ i turisti sulla funivia a Campofelice di Roccella e portarli velocemente su in montagna rischia di creare un effetto boomerang sulle attività dei territori attraversati come Collesano o anche Isnello, a meno che non si abbia memoria di quanto successe in paesi come Santo Stefano di Camastra dopo l’apertura dell’autostrada Palermo-Messina. Praticamente i tanti che si fermavano per una sosta in trattoria, un panino o un souvenir sono scomparsi.”
Cos’altro si potrebbe fare con 47 milioni di euro? A Piano Zucchi, si potrebbero ristrutturare l’Orestano e persino la Montanina (prima di arrivare in loco c’è pure Piano Torre Park Hotel). Stesso discorso per la Baita del Faggio e il Merlino—posti chiusi perché manca la domanda turistica, non l’offerta di infrastrutture. Anche fare questo, quindi, avrebbe poco senso, ma almeno costerebbe infinitamente meno.
La verità è che, nel ventunesimo secolo, per promuovere un territorio ci vogliono strutture immateriali (non altri piloni e cemento) che sappiano catturare l’attenzione del turista a livello nazionale e internazionale—competenze (risorse umane qualificate), immagini, video, testi online, marketing social, eventi e via dicendo. Avrebbe molto più senso investire i soldi su questo e poi ammodernare le strutture già esistenti. Non ha alcun senso costruire nuovi mezzi di trasporto che arrivano là dove la gente al momento non è interessata ad andare.
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