Il 9 novembre del 1989, la Regione Siciliana pubblicò un decreto per tutelare il territorio di 15 comuni palermitani. Nacque così il Parco Regionale delle Madonie, che oggi compie 35 anni.
Cosa resta oggi della spinta della società civile che portò alla nascita di questa area protetta? Sembrerebbe ben poco, almeno a giudicare dalla vicenda dell’osservatorio astronomico dell’Agenzia Spaziale Europea che è attualmente in costruzione sul Monte Mufara. Un’opera che non si sarebbe potuta fare in base alle norme vigenti, ma che è stata autorizzata dopo mille forzature da parte di tutti gli attori che avrebbero dovuto proteggere il parco.
Oggi le autorità dell’Ente Parco hanno celebrato sé stesse dentro palazzi nobiliari, tra figuranti in abiti d’epoca e sagre di ogni ordine e grado, come se il parco fosse buono solo per fare un po’ di folklore e mangiare.
Non si capisce quali sarebbero le “nuove strategie delle aree naturali protette” oggetto dell’incontro organizzato dall’ente—forse autorizzare la costruzione di altre strutture dopo l’osservatorio sulla Mufara o incrementare gli abbattimenti di daini e cinghiali, ritenuti erroneamente specie aliene, per poi rivenderne la carne come “prodotto madonita” . . .
Anche gli altri parchi siciliani non sono messi bene, come hanno fatto notare di recente il Club Alpino Italiano Sicilia, Legambiente Sicilia, il WWF Sicilia e la LIPU Sezione di Palermo.
Per fortuna, nonostante tutto, i parchi e le aree protette della Sicilia restano luoghi di grande bellezza—ma fino a quando? Bisogna trovare nuova linfa per fare crescere un nuovo ambientalismo in grado di proteggere la natura da chi è pronto a svenderla per interessi di parte.
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