Tempo fa, l’Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione Siciliana (per tutti, la Forestale) ha costruito un nuovo pagliaio nel Parco delle Madonie. Si tratta di un evento raro. Nel territorio del parco ci sono da tempo diversi pagliai e bivacchi, e ormai non capita spesso che se ne aggiungano di nuovi.
Sapevo dell’esistenza di questo nuovo pagliaio da un po’, ma ancora non ero riuscito a visitarlo. Finalmente alcuni giorni fa ci sono stato. Il pagliaio si trova sopra Piano Sempria (Castelbuono), poco oltre Cozzo Luminario.
È una bella struttura. Come oggetto costruito dall’uomo (quindi pur sempre qualcosa di artificiale), si inserisce bene nell’ambiente circostante. I materiali utilizzati sono la pietra e il legno. Peccato per la recinzione tutto attorno. Sarà stata installata per tenere lontano daini e cinghiali, ma il risultato è che il pagliaio sembra una proprietà privata in mezzo al bosco. Al suo interno, oltre alle solite panche dove è possibile sdraiarsi con sacco a pelo e materassino, è presente anche un piccolo soppalco, cosa che non avevo mai visto prima d’ora in un pagliaio.
Detto questo, ho notato alcune cose un po’ assurde che voglio discutere in questo post perché sono rivelatrici di come il parco venga gestito in maniera approssimativa, soprattutto dal punto di vista della fruizione escursionistica.
Cominciamo dalla più importante: nel pagliaio non c’è un camino. Prima di dire “Ovviamente non c’è il camino, è un pagliaio!” ricordatevi che in alcuni pagliai, tipo quello di Piano Pomo, il camino c’è. Non è impossibile realizzarlo in questo tipo di strutture. Sostanzialmente, quello che serve è che un lato della struttura sia tutta (o in buona parte) in pietra.
Che senso ha costruire una struttura pensata anche per dormire senza includere un camino? Il pagliaio si trova a circa 1500 metri d’altezza, dove anche in estate la notte può fare freschetto. Ma è soprattutto nei mesi freddi e bui — diciamo da fine ottobre a fine marzo — che il camino diventa necessario. In pieno inverno è fondamentale.
Forse chi ha progettato quest’opera non concepisce che qualcuno possa andare a dormire in inverno in quella zona. Eppure queste persone esistono. Non sono moltissime, è vero, ma esistono. La presenza di strutture adeguate potrebbe incentivare questo tipo di fruizione delle Madonie — una fruizione, ricordiamolo, assolutamente sostenibile.
In questo caso parliamo di persone locali. C’è poi tutto il capitolo dei turisti, molti dei quali provengono da paesi dove questo tipo di pernottamenti non è assolutamente una cosa strana.
In un articolo online sulla costruzione del pagliaio, si dice che la struttura “si inserisce nel più ampio piano di valorizzazione del patrimonio forestale siciliano promosso dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali. L’obiettivo è quello di arricchire l’esperienza della natura per i turisti e gli escursionisti, offrendo un punto di riposo strategico”. In un commento all’articolo, la Pro Loco di Castelbuono dice che finalmente c’è “una visione, razionale e intelligente, del futuro turistico di Castelbuono”.
Diciamo che senza un camino, le possibilità di utilizzo di questa struttura sono limitate alle scampagnate di un giorno durante la bella stagione. Eppure spesso sentiamo dire agli amministratori e ai gestori delle aree protette che bisogna “destagionalizzare i flussi turistici”, cioè bisogna trovare un modo di attrarre visitatori tutto l’anno. A me pare che manchino le competenze di base per fare ciò.
Un’altra prova è che nel pagliaio senza camino hanno creato un focolare senza aperture nel tetto, cioè come accendere un fuoco dentro un appartamento. Chiunque abbia mai dormito in un pagliaio sa che non si può accedere un fuoco al suo interno senza un camino, a meno che non si voglia morire asfissiati e impuzzare tutto l’ambiente per sempre. Eppure nell’articolo citato sopra si parla di “un pratico focolare per la preparazione di cibi”. Tutto è tranne che pratico.
Per fortuna, quando ho visitato il pagliaio, qualche persona di buon senso aveva riempito il focolare di pietre, immagino per far capire che non va usato.
Quello che è triste è che questi errori (l’assenza del camino, il focolare) si sarebbero potuti facilmente evitare con una gestione meno autoreferenziale del parco. Perché non consultarsi con chi si occupa di escursionismo per lavoro o per passione? Sicuramente queste realtà non mancano. Questo porterebbe a scelte più sensate e alla costruzione di strutture veramente utili per una fruizione sostenibile delle Madonie durante tutto l’anno.
Una modifica che si potrebbe fare per incentivare l’utilizzo del pagliaio per trekking di (almeno) due giorni è installare al suo interno una stufa a legna. Si dovrebbe solo bucare il tetto per far passare la canna fumaria. Una stufa capiente sarebbe molto utile per riscaldare l’ambiente nei mesi invernali. Questo tipo di modifica si potrebbe apportare in tutti i pagliai/bivacchi che sono sprovvisti di camino, come quelli di Piano Cervi e Valle della Giumenta.
Un ultimo consiglio ai cari gestori del parco e ai dirigenti dell’Azienda Foreste Demaniali: metteteli dei cartelli per indicare dove si trova il pagliaio. Io non ne ho trovato nemmeno uno.
Altro che promuovere il territorio.
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