Tempo fa mi trovavo con Peppe sulle Madonie. Stavamo camminando lungo il Sentiero Italia in direzione del Vallone Inferno. Arrivati all’altezza di Cozzo Morto, ci siamo fermati ad ammirare il panorama, come al solito. Sebbene sia segnato con un cartello in legno, in realtà il luogo in questione non si trova proprio sul cozzo, ma alla sua base, nel punto in cui il sentiero costeggia brevemente il promontorio. Mentre eravamo fermi a guardare il mare in lontananza, a un tratto mi sono accorto che molto più vicino a noi, sulle rocce che portano al cozzo, era comparso un cane. L’animale era di profilo rispetto a noi e si stagliava scuro all’orizzonte. Sembrava di grossa taglia e, a giudicare dalla coda, aveva il pelo folto. Immobile, ci guardava dall’alto. Inizialmente Peppe non si era accorto di nulla. Quando gli ho indicato l’animale, ha detto incredulo “Un cane?!”
Saremo stati a guardare l’animale non più di trenta secondi, il tempo di realizzare l’eccezionalità della cosa e prendere il telefonino per scattare una fotografia. Prima di riuscirci, però, il cane si è voltato ed è scomparso al di là dell’orizzonte.
Interrotta la magia del momento, ci siamo messi a commentare l’accaduto. Sebbene la zona in cui ci trovavamo non sia lontanissima, in linea d’aria, dai centri abitati, si tratta comunque di un luogo abbastanza isolato e in alto (circa 1600 m). L’idea che un cane fosse venuto in giornata da uno dei paesi a valle era alquanto improbabile. Abbiamo quindi deciso di proseguire nella sua direzione.
Oltrepassate le rocce all’orizzonte, siamo entrati nella fitta faggeta, ma del cane non abbiamo trovato traccia. In compenso siamo finiti in un punto davvero panoramico, molto più bello di quello segnato lungo il Sentiero Italia.
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Questo episodio mi ha fatto ricordare altre occasioni molto simili. L’inverno scorso, durante una bellissima e freddissima giornata di sole, abbiamo trovato delle impronte di un grosso cane praticamente in cima a Monte Cervi, in mezzo alla neve. Attorno non c’erano tracce di umani. Il cane era da solo. Constatare che l’animale si era spinto fino a 1800 metri d’altezza in pieno inverno, evidentemente per cacciare, è stato abbastanza incredibile. Ovviamente il paragone con il lupo (fatte tutte le dovute differenze) è stato inevitabile. Più di recente, durante un sopralluogo a Pizzo Cane per un’escursione, abbiamo avvistato un gruppo di almeno dieci cani che s’inerpicava sulla cresta montuosa della Riserva.
Nei giorni seguenti l’avvistamento fatto con Peppe a Cozzo Morto, Salvo mi ha raccontato altri due episodi d’incontri con cani semi-selvatici. Il primo è avvenuto in una zona delle Madonie non lontana da Cozzo Morto, lungo la piccola e stretta valle che da Cozzo Piombino, a Piano Cervi, porta verso il Vallone S. Nicola. Una volta, scendendo lungo la valle in mountain bike, Salvo ha visto un gruppo di cani simili a pastori belga—”abbastanza lupoidi”—spostarsi in alto su uno dei lati della gola. Il secondo episodio è avvenuto sui Nebrodi. In questo caso, mentre erano in campeggio lontano da centri abitati, Salvo e un gruppo di suoi amici hanno incontrato nel mezzo del bosco due cani, apparentemente da soli. Gli animali, muniti di collare, si sono uniti a loro. A un certo punto si sono allontanati, per tornare poco dopo con in dono un cucciolo di cinghiale appena cacciato.
Foto di copertina: Mario Turrisi
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