Durante questo mese di settembre ho aiutato a organizzare delle visite guidate al Castellaccio di Monreale. Il Castellaccio, anche noto come Castello di San Benedetto, è di proprietà del Club Alpino Siciliano, organizzazione di cui sono socio. Il monumento, risalente almeno al dodicesimo secolo, si trova in cima a Monte Caputo, un ripido promontorio che sovrasta l’abitato di Monreale.
A parte una strada di servizio della Forestale, percorribile solo in fuoristrada, l’unico modo per accedere al castello è salire a piedi lungo due sentieri. Nelle settimane scorse abbiamo seguito un percorso diverso dal solito—quello ovest, difficile e poco panoramico. Abbiamo deciso di valorizzare un sentiero meno conosciuto, costruito durante la Prima Guerra Mondiale da prigionieri austriaci presenti a Monreale. Questo percorso gira attorno al monte in direzione sud-est, consentendo di ammirare tutta la Valle dell’Oreto, dalla costa sud fino alle Serre del Frassino e del Mirabella, che segnano il confine con la Valle dello Jato.
Queste visite si sono svolte sia di mattina che di pomeriggio. Spesso, quelle pomeridiane si sono concluse al tramonto. Parte della discesa, quindi, si è svolta al buio. Anche con l’aiuto delle torce, camminare al buio in un ambiente naturale è sempre qualcosa di magico.
Col buio, quasi sempre c’è più silenzio attorno, soprattutto da parte degli umani. Il motivo è semplice. Le persone abituate a camminare lungo sentieri dopo il tramonto sono pochissime; di conseguenza, quando ci si trova a fare questa esperienza, bisogna prestare molta più attenzione a dove si mettono i piedi, e questo genera automaticamente silenzio. Il silenzio come segnale di concentrazione, che poi è uno dei fondamenti della meditazione. Non solo. Camminare di notte possiede anche una dimensione più intima, perché buio e intimità sono spesso connessi nell’esperienza quotidiana. C’è probabilmente anche un elemento di apprensione, se non paura, dovuta alla mancanza di abitudine nel muoversi in ambienti rurali dopo il tramonto. Questo aspetto rinforza la necessità di prestare attenzione a cosa ci sta attorno. Infine, molte volte di notte si sentono suoni completamente diversi da quelli del giorno, per esempio l’allocco e l’assiolo, che stimolano curiosità e voglia di tacere.
Insomma, come ho avuto modo di commentare domenica scorsa durante una di queste discese al buio dal Castellaccio, si tratta di momenti di rara bellezza.
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