Ieri si è tenuto in tutta Italia il flash mob #PerChiSuonaLaMontagna. L’evento ha visto suonare in contemporanea le campane delle chiesette di comuni montani e stazioni sciistiche, dalle Alpi alla Sicilia. L’obiettivo era dare un segnale di resistenza dei territori in un periodo segnato dalle difficoltà economiche causate dal Covid-19. L’idea è nata da una chat creata tempo fa da Giovanni Migliardi, proprietario di un noto negozio di attrezzature sportive in Piemonte. La chat tiene in contatto gli operatori del settore da nord a sud e poco tempo fa si era animata grazie alla pubblicazione di un video di Plan de Corones, stazione sciistica famosa per la sua struttura piramidale con in cima una grossa campana. Il filmato della campana ha spinto Enrico Novara a proporre il flash mob, subito sposato da Marco Di Marco, direttore della rivista Sciare. E’ nata così questa iniziativa, promossa tra gli altri da Laura Magoni, famosa sciatrice azzurra, che ha coinvolto l’intero stivale della neve, dall’estremo nord fino alla stazione più a sud, quella di Piano Battaglia in provincia di Palermo.
In Sicilia il telegiornale regionale di RAI 3 ha trasmesso un servizio sull’evento, ma mentre le immagini dal resto d’Italia erano di luoghi pieni di neve, quelle di Piano Battaglia mostravano una distesa di erba e sassi. Solo in qualche angolo si intravedevano dei residui di bianco. Il servizio si è concentrato sulle mancate ricadute economiche dovute al contenzioso tra la Città Metropolitana di Palermo, proprietaria dell’area, e la società che gestisce gli impianti, che è stata puntualmente intervistata. A prendere la parola sono stati anche una guida della Scuola Italiana Sci Piano Battaglia, e il titolare dell’agenzia di viaggio Madonie Travel Service, entrambi dispiaciuti del fatto che in zona fosse tutto chiuso.
Vedere le immagini del pianoro senza neve e sentire le parole degli intervistati è stato surreale. Ieri la temperatura a Piano Battaglia era di 13 gradi. Il giorno prima, quando i sindaci di Petralia Sottana e Isnello, il Presidente del Parco delle Madonie, la Soprintendenza dei Beni Culturali, il Dirigente Generale della Protezione Civile, i funzionari del Dipartimento Ambiente, e il CAI hanno svolto un sopralluogo per la sistemazione del pianoro, la temperatura era di 15 gradi. Forse bisognerebbe interrogarsi su che senso abbia fare finta che a Piano Battaglia si possa sciare come sulle Alpi, dove tra l’altro già da tempo si fa uso di neve artificiale. L’anno scorso non ha mai nevicato abbastanza, e anche quest’anno sembra succederà lo stesso. Mentre sulle Alpi ci si interroga su come uscire dal modello economico basato sulla neve, in Sicilia si fanno le battaglie (scusate il gioco di parole) per cercare di sciare.
Dopo l’evento, sulla pagina Facebook della società che gestisce gli impianti di Piano Battaglia è stato postato questo messaggio: “Poco importa se sul piano non c’è un fiocco di neve, le Madonie sono vive tutto l’anno con e senza neve”. Ma allora perché chiedere concessioni trentennali – cioè soldi pubblici – per la manutenzione di piste da sci senza neve? Quei soldi potrebbero essere spesi meglio per valorizzare i luoghi a beneficio di tutti, tutto l’anno. Giovanni Faletra, il gestore del Rifugio Marini del CAI, è stato l’unico intervistato a dire che con i cambiamenti climatici in corso la progettazione deve essere rivista.
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