Le riflessioni che seguono sono tratte da un post apparso su Gogna Blog. Le ho trovate molto interessanti perché descrivono bene quelli che secondo me sono alcuni degli aspetti più importanti delle esperienze fatte in montagna, sia come guida/accompagnatore sia come semplice escursionista.
Accanto al paradigma sportivo, in cui tecnica e performance sono parole chiave, si può immaginare un paradigma diverso in cui la figura della guida integra il proprio ruolo di supporto tecnico con una più ampia attenzione all’esperienza nella sua molteplicità di fattori.
[È necessario] riflettere sulle modalità dell’andare per monti e sul ruolo della guida alpina più adeguate alle sfide della sostenibilità, ponendosi in dialogo soprattutto con il pensiero di Aldo Leopold. Essere sostenibili significa quindi pensare come l’ambiente dove ci si trova. Affrontare con consapevolezza la montagna e la sua mutevolezza significa ancora attivare l’arte di arrangiarsi stimolando fantasia e adattamento.
Se condividiamo l’idea che l’importanza di un’uscita in montagna risiede nell’esperienza, nelle emozioni che essa attiva e non nel piccolo primato personale fatto di ripetizioni fugaci […] o nel “marchiare” con nuovi percorsi i residui brandelli di pareti vergini rimaste, ecco che potremmo aprire in ogni istante nuove grandi salite.
Cosa significa allenare l’esperienza? L’esperienza non è trasmissibile. Ognuno di noi si muove in un universo sensoriale che è legato a ciò che la sua storia personale ha prodotto a partire dall’educazione che ha ricevuto. La relazione con l’ambiente è il mezzo più potente per migliorare le nostre capacità d’osservazione, di ascolto e di presa delle decisioni.
Meglio quindi accontentarsi d’essere semplici facilitatore di esperienze, senza troppo pensare alla corsa alla vetta, alla difficoltà e ai piccoli primati personali. […] Liberi dall’idea della prestazione, dediti ad ascoltare sé stessi e il terreno durante la salita è possibile realmente contribuire a consolidare la conoscenza autentica e personale.
Un approccio in fondo assai semplice, che permette di concentrarsi sul nostro prossimo passo, trovando un bilanciamento alla fretta, al rumore e magari a qualche dubbio e difficoltà del quotidiano.
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