In queste settimane sta continuando il dibattito sull’uccisione dei daini all’interno del Parco delle Madonie. Si tratta di abbattimenti autorizzati dall’Ente Parco con la motivazione dei danni causati da questi animali.
Al di là dell’entità del problema—non ben quantificata—l’argomento di fondo portato dalle autorità e da chi sostiene gli abbattimenti è che i daini sono una specie alloctona, cioè aliena, in Sicilia, e per questo motivo provocano danni.
In realtà, come dimostrato in questo post, i daini sono stati presenti sulle montagne siciliane per secoli, se non millenni. Il vero problema è l’assenza di un predatore naturale che mantenga il loro numero sotto controllo. Il questo scenario, degli abbattimenti periodici non possono essere esclusi, ma pensare di eradicare la specie è assurdo.
La presenza dei daini sulle Madonie rappresenta una forma di rinaturazione delle nostre montagne, cioè un contributo al ripristino degli ecosistemi per come si trovavano prima dell’intervento degli esseri umani (nel caso specifico, prima che i grandi mammiferi fossero portati all’estinzione durante il diciannovesimo secolo).
Ma c’è di più. Daini e cervi sono gli animali simbolo delle montagne siciliane, un fatto di cui ci siamo del tutto dimenticati. La prova di ciò sta nei nomi delle due principali catene montuose dell’isola: Nebrodi e Madonie.
Non tutti sanno che fino all’inizio del ventesimo secolo, il termine “Nebrodi” era usato anche per quelle che noi oggi chiamiamo Madonie.
Nella sua Storia delle Madonie, Farinella (2010, p. 10) scrive: “In origine le testimonianze antiche non fecero distinzione fra le Madonie e il gruppo montuoso dei Nebrodi posto a oriente, tant’è che gli scrittori considerarono le due entità come un unico complesso territoriale. Scrivendo del Nebrodes o del Maroneus Mons infatti, Strabone, Silio Italico, Solino e Plinio il Vecchio si riferirono probabilmente all’intera area centro settentrionale dell’isola.”
Appena un secolo fa, Orestano (1906, p. 11) affermava che “i nomi Madonie e Nebrodi hanno lo stesso valore geografico.” Questa idea a noi oggi appare del tutto strana, eppure l’autore aggiunge: “Nei comuni trattati di geografia della Sicilia, leggesi che Madonie si chiamano tutti i monti della catena settentrionale dell’isola. … Altri autori distinguono questi monti in Nebrodici e Madonie … . Come si vede, la confusione toponomastica non potrebbe essere maggiore” (pp. 9–10).
Oggi, una testimonianza del fatto che le Madonie prima erano (anche) i Nebrodi viene dal famoso Abies nebrodensis, l’abete endemico delle Madonie, che quando fu scoperto venne chiamato appunto nebrodensis sebbene si trovi nel Vallone Madonna degli Angeli, appena fuori Polizzi Generosa.
Cosa c’entra tutto questo con i daini e i cervi? C’entra perché “Nebrodi” viene dalla parola greca che significa “cerbiatto,” cioè il piccolo del cervo.
Parlando della “grande montagna calcare” che si erge tra Castelbuono e Collesano, Orestano afferma: “Fu Plinio [il Vecchio] a chiamare quella altura monte Marone, donde è derivato il nome Maronia e Madonia … . Questi monti furono poi chiamati Nebrodi da Strabone, Silio, Solino, Grazio, dal greco nebrós, che vuol dire cerbiatto, perché allora numerosi cervi vi avevano dimora” (1906, pp. 10–11).
Gli antichi non facevano particolare distinzione tra daini e cervi (le due specie, d’altronde, hanno aspetto e comportamento simili).
Ad esempio, anche Minà Palumbo, il famoso naturalista di Castelbuono, sosteneva la teoria secondo cui la presenza di daini e cervi è alla base del nome originario delle Madonie—cioè Nebrodi. Riferendosi alle Madonie, infatti, Minà Palumbo scrive: “Come dice il Solino «L’abbondanza di daini diede il nome ai Nebrodi, dato che vi pascolano greggi di daini e cerbiatti, da cui il nome Nebrodi» [in latino: Nebrodi Damarum copia nomen dedit, quam Damae, et Hinnuli gregatim peragrant, inde Nebrodes dictus]. Lo stesso han ripetuto il Fazello ed il Maurolico.” (citato in La Mantia e Cannella, 2008).
Il legame tra le Madonie e questi ungulati è testimoniato anche da specifici toponimi (nomi dei luoghi), come Monte Cervi e Monte Daino (Minà Palumbo ci parla anche del toponimo Mandra di cervi, ripreso da Fazello, uno storico vissuto nel 1500).
Per secoli, daini e cervi hanno dato il nome alle montagne principali della Sicilia. Nel corso del 1800, questi grandi mammiferi sono stati portati all’estinzione da cacciatori e agricoltori. Anche se per caso, i daini sono tornati a pascolare sulle Madonie. L’idea che vengano di nuovo sterminati dalla mano umana—tra l’altro per gli stessi motivi di due secoli fa (danno fastidio)—è triste e assurda.
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