Dopo la conclusione della vicenda del telescopio Flyeye, il Club Alpino Italiano Sicilia, Legambiente Sicilia, il WWF Sicilia e la LIPU Sezione di Palermo hanno fatto una serie di proposte per migliorare la gestione dei parchi regionali in Sicilia, che lascia attualmente molto a desiderare. Il documento è scaricabile qui. Si tratta di proposte di buon senso, basate sul rispetto delle leggi in materia, che la politica, come troppo spesso accade, sembra dimenticare.

I problemi dell’attuale gestione dei parchi sono numerosi, e il risultato è che la natura e il paesaggio non sono protetti come dovrebbero. Ne ho parlato già diverse volte (vedi qui, qui, e qui). Le associazioni ambientaliste si concentrano su diversi aspetti:

  • Molti parchi sono gestiti da commissari temporanei, nominati quando cambia il governo regionale (lottizzazione), e non da presidenti eletti secondo le procedure previste dalla legge.
  • I direttori dei parchi, che sono diversi dai presidenti/commissari e che dovrebbero avere un ruolo fondamentale nella loro gestione, sono sempre più spesso funzionari regionali che dedicano poche ore la settimana al loro ruolo, ai quali vengono liquidate indennità pari a quelle dei dirigenti generali. Questo rende i parchi stipendifici insostenibili sia dal punto di vista economico che morale.
  • Gli organici dei parchi sono sempre più scarni e privi delle competenze necessarie.
  • Dal 2017, la gestione dei parchi è affidata a un comitato esecutivo composto da sole tre persone (il presidente/commissario, un sindaco, e il capo dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste della provincia di competenza), stravolgendo lo spirito della legge regionale originaria.
  • I comitati tecnico-scientifici dei parchi hanno visto una forte riduzione della componente ambientalista. Inoltre, i presidenti di questi comitati non fanno più parte dei comitati esecutivi, come previsto invece dal legislatore a suo tempo.
  • Troppo spesso, le nomine fatte dalla politica rendono impossibile distinguere tra controllato e controllore, per esempio quando dirigenti generali della regione vengono nominati come direttori dei parchi o quando i commissari sono componenti degli uffici di gabinetto dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente.

A causa di tutte queste storture, i parchi siciliani hanno perso il significato e gli obiettivi che portarono alla loro istituzione dopo lunghe battaglie fatte da tantissimi cittadini. È da lì che bisogna ripartire—i parchi come progetto e strumento per la conservazione della natura e lo sviluppo sostenibile delle comunità locali. Per arrivare a questo risultato, le associazioni ambientaliste fanno alcune proposte:

  • Procedere alle nomine dei presidenti e dei direttori a tempo pieno secondo procedure pubbliche per scegliere le persone con i titoli più adeguati. Queste persone devono essere competenti (in possesso dei titoli culturali/professionali giusti) e devono essersi distinte nella salvaguardia dell’ambiente, come previsto dalla legge.
  • Modificare l’attuale composizione dei comitati esecutivi.
  • Rispettare il parere delle Soprintendenze ai Beni Culturali in materia di tutela del paesaggio.
  • Redarre i piani territoriali dei parchi, obbligatori per legge, i cui termini sono scaduti da decenni.
  • Insediare le comunità dei parchi, per garantire maggiore trasparenza e partecipazione pubblica.

La politica darà delle risposte? È improbabile. Non è quindi sufficiente chiedere che queste modifiche vengano fatte. Bisogna lavorare a livello culturale per fare pressione su chi ci governa, esattamente come fu fatto per ottenere l’istituzione delle prime riserve.