Oggi pomeriggio sono andato a correre a Monte Pellegrino. Già nel tragitto in bicicletta ho sentito freschetto, soprattutto durante la discesa da casa fino al lungo mare. Indossavo una leggere giacca impermeabile, quindi tutto sommato non mi ha dato fastidio. In Favorita però la cosa è stata diversa. Mi ero portato solo una magliettina a maniche corte, e quando ho iniziato ad addentrarmi nella pineta alle falde di Monte Pellegrino, ho capito subito che la temperatura era troppo bassa per come ero vestito. Ho percepito soprattutto un senso di oppressione sul corpo causato dall’umidità. Sentire di nuovo freddo dopo così tanti mesi è stato davvero strano. Segno che una stagione diversa finalmente è arrivata.
Durante la corsa ho notato molti altri segni di questo cambiamento.
Il terreno era scuro e morbido per la pioggia. Era così morbido che le suole delle mie scarpe hanno accumulato un bel po’ di fango in diversi tratti. Forse però fango non è la parola giusta; era piuttosto terreno compattato in strati da ogni colpo del piede sul suolo. Durante il tragitto ho passato diverse pozzanghere fresche. Lì c’era proprio fango.
Un’altra caratteristica del periodo sono i prati di trifoglio. Mi sono stupito (come ogni anno) di quanto fossero estesi e verdi. Il loro colore è già di per sé intenso, ma quando la terra attorno è scura per l’umidità, il contrasto è ancora più netto, e piacevole. Se ne trovano moltissimi sia in Favorita che salendo sul monte lungo il sentiero delle Rufuliata. Sul pianoro sembrano essercene molti di meno. Forse fa troppo freddo a quell’altezza, o i pini e gli eucalipti creano condizioni di terreno sfavorevoli (anche se questi alberi ci sono pure più in basso).
Infine, in Favorita ho attraversato alcune zone dove il terreno era ricoperto di foglie secche, segno della presenza tutto sommato rara in loco di alberi decidui (pini, eucalipti, e agrumi sono sempreverdi). L’odore umido delle foglie che marcivano al suolo mi ha ricordato i boschi di Londra.
Ho finito di correre alle sei passate. La giornata era ormai arrivata al crepuscolo. In cielo c’erano delle velature bluastre e grige. Verso occidente, la luce del sole si affievoliva, mostrandosi gialla tra le nuvole sfilacciate. Mi sono rimesso la giacca, e ho subito sentito un piacevole calduccio.
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